Cristo cosmico – Corpo di Dio

È un’antica immagine biblica che è stata un po’ dimenticata. Il canto del Cristo cosmico del I secolo sottolinea la presenza di Dio nel vasto spazio della creazione e parla dell’universo come corpo di Cristo. Nel contesto dell’attuale crisi ecologica, ci si chiede se questa immagine offra possibili punti di partenza per una spiritualità della creazione che motivi un’azione sostenibile.

Traduzione dal tedesco: Italo L. Cherubini

Un inno a Cristo

L’immagine di Cristo, che racchiude tutto l’universo, è contenuta in un testo che non è tanto una riflessione quanto una preghiera e una lode. Il cosiddetto inno a Cristo si trova nella lettera alla chiesa di Colossi (città che si trova nell’attuale Turchia) ed è uno dei testi cristiani più antichi.1 Il testo canta di Cristo e ci sorprende per la sua dimensione cosmica: l’intera umanità, anzi l’intero universo, appartiene a Cristo, egli è presente in mezzo ad ogni cosa.

«Perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo». (Lettera ai Colossesi 1,16-18a)

Un’affermazione molto audace questa, dal momento che sono passati solo due o tre decenni dall’esecuzione pubblica di questo Gesù di Nazareth.

Mistica della creazione

L’inno a Cristo utilizza categorie di spazio, cosa insolita per un testo caratterizzato dall’ebraismo, che a sua volta ragiona fortemente in termini di storia. Cristo può essere visto e toccato nella vastità dell’universo così come in ogni piccola cosa, anzi in tutto ciò che esiste. Il fatto che Cristo sia prima di tutte le cose, come sottolinea il versetto 17, non va letto solo temporalmente o come una posizione di primato. Il versetto 15 definisce Cristo il primogenito della creazione, questo significa anche che Cristo permea ogni cosa.2 Cristo ci viene incontro in tutto ciò che esiste. È un testo mistico.

L’inno non delinea il mondo come una creazione profana che si confronta e si subordina a un Dio trascendente, ma sottolinea la vicinanza di Dio e il carattere sacramentale della realtà. Dio è dentro. Gli alberi, le nuvole, gli animali e gli atomi, la natura animata e quella inanimata sono più che materia da possedere e utilizzabile. Tutto respira e fa parte di un insieme organico che è progettato per lo shalom, per la pace e l’unità. Dorothee Sölle descrive come guardare il Cristo cosmico possa cambiare la nostra esperienza del mondo:

«In un mondo frammentato, incoerente, le esperienze della mia vita spesso vanno in pezzi, si sgretolano. In Cristo hanno una coerenza, mi chiamano, mi invitano a partecipare al processo di creazione.»3

Tradizioni sapienziali

Nella sua forma originale, l’inno di Cristo è un canto sapienziale. Appartiene alla tradizione antica4 che associa Gesù alla figura della Sapienza, lodata nel giudaismo post-esilico come co-creatrice e principio di tutte le cose. Essa media tra Dio e la creazione, proprio come il Cristo cosmico. La tradizione sapienziale, rispettosa della creazione, si è diffusa in Europa nei primi secoli attraverso la chiesa iro-scozzese e il cristianesimo celtico. La pastora luterana Brigitte Enzner-Probst scrive a questo proposito:

«Per Brigida di Kildare (451-523), Cristo è il ‘Signore degli elementi’. Egli è presente in mezzo a tutta la creazione. Tutto è permeato dalla benedizione primordiale dell’amore divino, nonostante le tempeste, la siccità e le malattie.»5

Affresco sul soffitto “La Santa Sapienza”, Castello di Rosenau, Waldviertel, Austria

Qualcosa di questa apertura alla vita si avverte ancora oggi nelle benedizioni irlandesi. Tuttavia, l’idea che Dio si sia fatto uomo in Cristo e si sia incarnato nella creazione, la teologia dell’incarnazione, ebbe anche un impatto negativo, anti-corpo. L’«incarnazione di Dio, che si è rivelata una redenzione per il corpo, si è presto trasformata in una battaglia contro il corpo».6 Nel contesto di una comprensione gerarchica dell’essere, l’incarnazione del Logos fu letta nella tarda antichità come una discesa e l’obiettivo principale era quello di risalire con Cristo dai bassifondi. Tuttavia, la saggezza della spiritualità della creazione persistette fino al XII secolo. Ildegarda di Bingen (1098-1197), ad esempio, fa riferimento alla forza verde che opera in ogni cosa e lascia parlare la divinità creatrice:

«Io, potenza suprema e ardente, ho acceso ogni scintilla di vita… Io, vita ardente di essenza divina, illumino la bellezza dei prati, risplendo nelle acque e bruciando nel sole, nella luna e nelle stelle. Con ogni soffio d’aria, come con la vita invisibile che sostiene ogni cosa, io do vita a tutto.»7

Corpo di Dio

È interessante notare che l’immagine del mondo come corpo di Dio viene attualmente ripresa. La teologa nordamericana Sallie McFague vede un grande potenziale in questa metafora in tempi di cambiamenti climatici.8 Il modello può essere collegato al «Materialismo» delle scienze naturali, tutto ciò che esiste è incarnato e dipendente ed è in grado di rispondere alla crisi ecologica, che è anche una crisi sociale, poiché la distruzione delle basi della vita colpisce in modo particolare i più poveri.

«Il modello del mondo come Corpo di Dio potrebbe […] rivoluzionare il rapporto con il mondo in modo contemporaneo: colloca le persone nella rete di un essere interdipendente e uguale. Simboleggia il coinvolgimento di Dio con il mondo e, allo stesso tempo, rappresenta anche la trascendenza di Dio.»9

Soprattutto, però, la metafora del corpo di Dio riporta lo spazio nella teologia. Oggi la salvezza e la redenzione non possono essere pensate oltre la natura, oltre il mondo materiale e solo in termini di tempo. «La redenzione non è una questione di una sola volta, ma è una redenzione nello spazio e dello spazio».10 Secondo Sallie McFague, la questione cruciale della fede nella creazione oggi è dove si trova Dio e qual è il nostro posto. Il Corpo di Dio è un modello utile per ripensare il rapporto mondo-Dio. Immaginate che tutto ciò che è, è il corpo di Dio e agite di conseguenza.

  1. L’espressione «il Cristo cosmico» è emersa solo all’inizio del XX secolo; il gesuita francese Teilhard de Chardin (1881-1955) vi ha svolto un ruolo importante. Sull’inno si veda, tra gli altri, Ulrich Luz: Bild des unsichtbaren Gottes – Christus. L’inno dei Colossesi (Col 1,15-20), in: Bibel und Kirche 63 (2008), p. 17.
  2. Cfr. Dorothee Sölle: Mystik und Widerstand. Bibelarbeit zu Kolosser 1,15-23, in: Dorothee Sölle/Luise Schottroff: Die Erde gehört Gott. Texte von Frauen zur Bibelarbeit, Reinbek bei Hamburg 21986, 106-118, qui 110.
  3. Dorothee Sölle: Mystik, p. 111.
  4. Tra questi, l’inno a Cristo nel secondo capitolo di Filippesi e il prologo del Vangelo di Giovanni: «tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.» (Vangelo di Giovanni 1,3)
  5. Brigitte Enzner-Probst: Die weibliche Seite der Schöpfung, in: Bibel und Kirche 76 (2021), p. 36-41, 37. L’articolo di Enzner-Probst tratta delle due correnti di cristianizzazione in Europa, quella celtica e quella latina, che si differenziavano nella concezione della creazione e nella struttura del potere ecclesiastico. La cultura ecclesiastica latina prevalse già nel VII secolo.
  6. Doris Strahm: Das Seufzen der Natur und unser Seufzen – Schritte zu einer ökofeministischen Theologie.
    Conferenza del 14 settembre 1999 nella Titus-Kirche di Basilea, pag. 9: https://www.dorisstrahm.ch/Strahm_004.htm (Zugriff 11.12.2021)
  7. Hildegard von Bingen, citata in Otto Betz: Hildegard von Bingen, München 1996, p. 14s.
  8. Si veda la discussione dell’approccio di McFague in Katrin Bederna: Every day for future. Theologie und religiöse Bildung für nachhaltige Entwicklung, Ostfildern 22020, p. 173ss.
  9. Katrin Bederna: Every Day, p. 175.
  10. Katrin Bederna: Every Day, p. 177.

     

    Crediti d’immagine: Immagine di copertina: Statua di Cristo a Rio de Janeiro. Stock / Immagine 1: Gocce d’acqua. Cielo e terra. Unsplash@louis_mna / Immagine 2: Affresco sul soffitto “La Santa Sapienza” con i tratti del viso di Maria Teresa d’Austria. Castello di Rosenau, Waldviertel, Austria. Wikimedia Commons@Wolfgang Sauber / Immagine 3: Replica della statua di Cristo (1838) di Bertel Thorvaldsen. Si trova nel Temple Square North Visitor Centre della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni a Salt Lake City, Utah. Sullo sfondo una rappresentazione del cosmo. Wikimedia Commons

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