Secondo le Nazioni Unite, oltre 100 milioni di persone sono sfollate dalla fine del 2022. Più che mai. La fuga è un tema importante anche in numerosi racconti biblici. La miseria dei rifugiati è descritta in modo altrettanto impressionante della speranza di porre fine alle loro sofferenze.
Traduzione dal tedesco: Italo L. Cherubini
Il più famoso racconto biblico che parli di una fuga è l’Esodo dall’Egitto:1 a causa di una grave carestia, le dodici «tribù di Giacobbe/Israele» si trasferirono in Egitto come una sorta di rifugiati economici (Genesi 42 ss). Lì, come esemplifica la storia di Giuseppe, furono inizialmente valorizzati come lavoratori. Tuttavia, un nuovo faraone comincia ad alimentare la paura degli stranieri e ad opprimere sempre più gli ebrei. Non ha esitato nemmeno a uccidere i bambini (Libro dell’Esodo 1). Questo faraone non ha un nome nel Libro dell’Esodo, segno che può essere considerato esemplare per i molti governanti/dittatori tiranni del periodo biblico e non solo.
Liberazione
Il racconto dell’Esodo propone l’esperienza e la convinzione che Dio vede la miseria degli oppressi e degli schiavi ed è dalla loro parte. Inoltre esprime il fatto che Dio vuole la liberazione dalla schiavitù. Grazie all’impegno di molte donne e poi di Mosè, Miriam e Zippora, la fuga dall’Egitto finalmente riesce. A volte accade un tale miracolo: la liberazione, apparentemente impossibile, diventa una realtà storica. Magari fosse sempre così!
Solidarietà
In alcuni testi biblici, l’esperienza di essere stato un rifugiato e di essere caduto in schiavitù porta all’empatia e alla solidarietà verso i rifugiati e a una migliore protezione degli schiavi. La xenofobia purtroppo pervade tutta la storia dell’umanità ed era comune anche nell’antico Medio Oriente. A maggior ragione si devono apprezzare quelle dichiarazioni che assumono una posizione positiva a favore degli stranieri, per lo più rifugiati a causa di guerre e carestie. Ci sono diversi comandamenti nella Torah che lo fanno e lo giustificano con la propria esperienza, come nel Levitico e nel Deuteronomio:
«Quando un forestiero dimorerà presso di voi nella vostra terra, non lo opprimerete. Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio.» (Levitico 19,33-34)
«(Dio) rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero, perché anche voi foste forestieri nella terra d’Egitto.» (Deuteronomio 10,18-19)
Pensando ulteriormente in questa prospettiva, si deve chiedere la fine di ogni schiavitù e lavorare con determinazione per ottenerla. Per quanto riguarda la schiavitù, questo purtroppo non è ancora presente nella Bibbia di allora. Tuttavia, quella che probabilmente è la più antica raccolta di leggi dell’Antico Testamento sottolinea soprattutto i diritti degli schiavi e la protezione delle persone socialmente svantaggiate (cfr. il Libro dell’Alleanza, Esodo 21,1-23,33).
Fuga causata dalle conquiste delle grandi potenze
Le grandi potenze, dall’Egitto alla Mesopotamia, hanno sempre combattuto ferocemente per la striscia di terra Israele-Palestina. Tutte volevano dominarla perché era un’importante via commerciale e di trasporto e offriva accesso al Mediterraneo con numerose città e porti antichi. Dopo il dominio degli Ittiti e degli Egizi, gli Assiri conquistarono e distrussero il regno settentrionale di Israele (722 a.C.): molte persone furono deportate e diverse migliaia fuggirono nel piccolo regno meridionale di Giuda, soprattutto a Gerusalemme. Tuttavia, anche Giuda fu distrutto poco dopo. Il re assiro Sennacherib si vantò di aver distrutto 46 città di Giuda e di aver deportato più di duecentomila persone. Anche tutte le persone in grado di farlo saranno fuggite. Giuda fu separato da Gerusalemme e posto sotto il vassallaggio delle città filistee di Ashdod, Ekron e Gaza. Anche se le cifre vanno considerate con cautela, indicano comunque l’entità della distruzione. Non fu diverso circa 200 anni dopo, quando i Babilonesi conquistarono Israele-Palestina (597-539 a.C.): migliaia di persone furono costrette a fuggire, migliaia furono deportate e uccise, il Tempio di Gerusalemme fu distrutto. Un’ultima ondata di conquista e distruzione in epoca biblica fu portata avanti dai Romani: nel 63 a.C., Israele-Palestina fu assegnata alla provincia di Siria. Nel 70 d.C., Tito distrusse il Tempio di Gerusalemme. Nel 135 d.C., Gerusalemme fu rasa al suolo e ricostruita come città romana di Aelia Capitolina. La provincia di Giudea fu rinominata dai Romani provincia di Siria Palaestina.
Traumi di guerra e speranze di pace
Sullo scenario di superpotenze così violente, che hanno ripetutamente invaso Israele-Palestina con i loro eserciti e l’hanno costretta sotto il loro dominio, non sorprende che i traumi della guerra e le storie di fuga siano molto diffusi nelle narrazioni bibliche. Da un lato inoltre, come per tutti coloro che sono stati traumatizzati dalla guerra, c’è il grido e il desiderio di punizione, di vendetta (ad esempio il Salmo 83,5-11; i detti dei popoli stranieri nei libri dei profeti). Dall’altro lato, però, c’è anche l’appello alla solidarietà con i rifugiati di guerra:
«Andando incontro agli assetati, portate acqua.
Abitanti della terra di Tema, presentatevi ai fuggiaschi con pane per loro.
Perché essi fuggono di fronte alle spade, di fronte alla spada affilata,
di fronte all’arco teso, di fronte al furore della battaglia.» (Isaia 21,14-15).
In terzo luogo, c’è la speranza per la pace che «le spade saranno forgiate in vomeri» (Michea 4,3; Isaia 2,4), in altre parole si afferma che non si investirà nelle guerre, ma nel nutrire tutti i popoli, in modo che non sarà più necessario fuggire.
Gli antenati come rifugiati
A mio avviso, anche le storie degli antenati nel libro della Genesi danno un forte contributo alla promozione della pace. Come il libro dell’Esodo, le storie degli antenati rappresentano una narrazione di fondazione per Israele/Giuda. Entrambe le narrazioni di fondazione erano con ogni probabilità originariamente indipendenti e sono state collegate tra loro solo quando è stata scritta la Torah. Come già descritto altrove, le narrazioni degli antenati sono formulate come esperienze di singoli individui, ma gli individui si riferiscono a tribù o interi popoli: ad esempio, «Giacobbe» sta per l’intero regno settentrionale di Israele, «Abramo» per Giuda e Israele, Agar come madre di Ismaele sta per gli Ismaeliti, una forte confederazione tribale beduina dell’VIII-VI secolo a.C. e così via.
Ci sono storie su tutti gli antenati che li descrivono come rifugiati. Una prima fuga è quella di Abramo e Sara: a causa di una grande carestia, fuggono in Egitto (Libro della Genesi 12, 10-20). Essi realizzano così ciò che l’intero popolo ha vissuto secondo il Libro dell’Esodo. A differenza del Libro dell’Esodo, però, nel Libro della Genesi il faraone egiziano non è descritto come un dittatore violento, ma come un re generoso e giusto, mentre il comportamento di Abramo è descritto come disonesto e vile (spaccia la moglie per sua sorella). In questo modo, si abbattono gli stereotipi del nemico e si fa autocritica: anche dall’Egitto ci si può aspettare che ci siano persone e re giusti e onesti, mentre da Abramo (che sta per Giuda/Israele) ci si può aspettare che si sia comportato male. Implicitamente, questo è un appello per una politica di pace con l’Egitto. Ciò avviene esplicitamente in relazione ai Filistei.
Trattati di pace con i nemici più acerrimi
Secondo il racconto della Genesi, il fatto che Abramo e Sara, così come Isacco e Rebecca, abbiano soggiornato a Gerar presso il re filisteo Abimelech è stato molto controverso in epoca biblica e lo è ancora oggi considerando il conflitto in Medio Oriente e la guerra a Gaza2: i Filistei si insediarono sulla costa occidentale di Canaan (l’odierna Striscia di Gaza) nel XII secolo a.C.3 È anche il momento in cui il nome «Israele» diventa storicamente riconoscibile. In molti testi biblici, i Filistei sono descritti come nemici acerrimi di Giuda/Israele. La leggendaria battaglia tra Davide e Golia simboleggia questa secolare inimicizia (1 Samuele 17,1-58). Il libro della Genesi è molto diverso: qui è Abramo che si comporta male con il re filisteo Abimelech e deve rendersi conto che i Filistei hanno una fede positiva in Dio e nell’integrità morale (Genesi 20,1-34). Isacco subisce la stessa sorte (Genesi 26, 1-35). I conflitti con i Filistei sono descritti nel libro della Genesi come conflitti per l’acqua e i diritti sull’acqua («dispute sui pozzi»): questo è un punto di conflitto importante anche ai giorni nostri. La risoluzione dei conflitti avviene con una divisione del territorio e con alleanze di pace, splendidamente descritte, tra Isacco e Abimelech. Il re filisteo Abimelech si presenta a Isacco con il suo consigliere e comandante dell’esercito e parla:
«…vi sia tra noi un giuramento, tra noi e te, e concludiamo un’alleanza con te: tu non ci farai alcun male, come noi non ti abbiamo toccato e non ti abbiamo fatto se non del bene e ti abbiamo lasciato andare in pace. Tu sei ora un uomo benedetto dal Signore”. Allora imbandì loro un convito e mangiarono e bevvero. Alzatisi di buon mattino, si prestarono giuramento l’un l’altro, poi Isacco li congedò e partirono da lui in pace.» (Genesi 26, 28-31)
Segue un punto particolare del racconto: il pozzo di Isacco, che prima era secco e non aveva acqua, ha acqua subito dopo la conclusione della pace! Il nome del luogo Beersheba viene fatto risalire a questa conclusione della pace. Con tutto ciò, la narrazione esprime la convinzione che c’è abbastanza terra e abbastanza risorse (acqua) per tutti grazie a divisioni territoriali e accordi di pace equi.
Giuseppe e Maria fuggono con Gesù
La storia della fuga dall’Egitto nel Libro dell’Esodo viene ripresa anche nel Vangelo di Matteo e applicata a Gesù, anche se con un rovesciamento di prospettiva: un sovrano dittatore, Erode il Grande, è ora al potere in Israele e impone il suo dominio con tutte le sue forze. Con l’appoggio del Senato romano, Erode era diventato re di Giuda (40-4 a.C.). Conquistò Gerusalemme in una guerra sanguinosa, che non servì a migliorare la sua popolarità tra la gente. Durante il suo regno, Erode fece costruire numerosi palazzi e castelli e ampliò decisamente il Tempio di Gerusalemme. Gli edifici di Erode furono ampiamente rinomati nell’Impero Romano, ma la sua vita continuò a essere sanguinosa: ad esempio, fece giustiziare la sua seconda moglie Mariamne per presunta infedeltà, sebbene egli stesso avesse un totale di dieci mogli. Cercò di organizzare la sua successione a suo piacimento e fece giustiziare tre dei suoi figli per alto tradimento poco prima della sua morte. Non sorprende che il Vangelo di Matteo abbia basato la storia della strage degli innocenti a Betlemme sul racconto dell’Esodo (Vangelo di Matteo 2). Per paura di un «nuovo re», Erode fa uccidere i bambini. La strage degli innocenti di Betlemme è un trasferimento dell’analoga storia del faraone in Egitto nel Libro dell’Esodo. Si tratta di una forte critica a Erode e al suo apparato di potere nell’Israele del tempo di Gesù, ma anche di un rinnovamento della fede nell’Esodo: Gesù condivide il destino del suo popolo ebraico con la fuga in Egitto.
La solidarietà di Dio richiede la nostra solidarietà
I più grandi racconti biblici testimoniano la convinzione e la speranza che Dio si schiera a favore di chi è nella miseria e nel bisogno, degli affamati, di chi è costretto a fuggire, dei diseredati e degli sfruttati, che Dio si schiera dalla loro parte e si mostra solidale con loro. Anche i comandamenti etici della Torah e del Nuovo Testamento (ad esempio il Vangelo di Matteo 25,31-46) impongono alle persone di fede di essere solidali con tutti gli esseri umani, soprattutto con le persone socialmente svantaggiate, tra cui i rifugiati in particolare.
- Qui si segue la narrazione biblica. Per una panoramica delle numerose domande da una prospettiva storica cfr. André Flury: Erzählungen von Schöpfung, Erzeltern und Exodus, Zürich 2018, 290-297.
- La guerra è scoppiata con l’attacco terroristico di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023, che ha provocato oltre mille vittime israeliane e 240 persone prese in ostaggio, e con il successivo attacco di Israele ad Hamas nella Striscia di Gaza, che ha provocato decine di migliaia di vittime civili. La guerra di Gaza è ancora in corso al momento in cui scriviamo (8 giugno 2024) ed è una catastrofe umanitaria in cui milioni di palestinesi sono costretti a fuggire all’interno della Striscia di Gaza.
- Cfr. Carl Ehrlich: Philister, in: https://bibelwissenschaft.de/stichwort/30904/ (08.06.2024).
Crediti d’immagine: Copertina: Honoré Daumier: I rifugiati, 1848-1855 Wikimedia Commons/Wikiart / Immagine 1: Edward Poynter: Israele in Egitto, 1867 d.C. Wikimedia Commons / Immagine 2: Aelia Capitolina sulla mappa a mosaico di Madaba (Giordania), ca. 550 d.C. Wikimedia Commons / Immagine 3: Il faraone restituisce Sara ad Abramo (Farao geeft Sara aan Abraham terug), Isaac Isaacsz, 1640 d.C., olio su tela. Wikimedia Commons / Immagine 4: La Sacra Famiglia in fuga, Cattedrale di Saint-Lazare, Antun, XII secolo d.C. Wikimedia Commons
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