Scoprire la presenza di Dio

Dio è un mistero. I credenti di diverse religioni si rendono conto che il divino è e rimane misterioso. Dio non può essere afferrato. Nessun essere umano può disporre di Dio. Ma cosa significa questa consapevolezza per la trasmissione della fede?

Traduzione dal tedesco: Italo L. Cherubini

Nell’educazione religiosa, nella cura pastorale delle persone, ma anche quando si parla di spiritualità in generale, si ripropone sempre la domanda: come si può entrare in contatto con il divino? Come possiamo riuscire a creare un accesso a ciò che trascende tutta la realtà umana e che allo stesso tempo tocca le persone al livello più profondo?

La religione non è (solo) una questione di mente. La religione va oltre le esperienze sensoriali toccanti. Entrambi i livelli, quello cognitivo e quello fisico, sono componenti importanti della fede. La fede infatti ha bisogno di essere vissuta e anche di essere oggetto di riflessione. Tuttavia, sia nell’esperienza che nella riflessione, le persone toccano un «di più». Questo «di più» rende l’esperienza e la riflessione una questione non finalizzabile. I credenti lo chiamano «Dio» e così conservano l’insondabile, l’indisponibile, il misterioso nel loro concetto di Dio.

Mistagogia

Ma come si può insegnare qualcosa che non può essere riassunto e ridotto a un denominatore comune? Il mistero divino ( mysterion in greco) richiede un approccio didattico particolare. Nell’antica Grecia fu coniato il termine «mistagogia» per descrivere la comunicazione della fede come mistero. Questo termine può essere tradotto come «introduzione al mistero». Il cristianesimo adottò il concetto di mistagogia dagli antichi culti misterici su cui si basava originariamente e lo trasferì in particolare alla liturgia: gli atti liturgici non venivano solo praticati insieme, ma veniva anche spiegato ai partecipanti il loro significato più profondo. L’idea di fondo è la seguente: la liturgia cristiana significa molto di più (!) di quanto sia visibile esteriormente. Ciò vuol dire che degli estranei possono seguire e descrivere esattamente ciò che accade nella celebrazione della comunità riunita. Per i credenti però questa celebrazione non si svolge solo superficialmente, per così dire. Molto di ciò che accade nella liturgia è accessibile solo a coloro che partecipano attivamente alla celebrazione stessa. Per loro, le singole azioni e pratiche hanno un significato più profondo.

Nel XX secolo, il teologo cattolico Karl Rahner (1904-1984) ha riportato il termine «Mistagogia» nella coscienza teologica e lo ha applicato al suo tempo. Non solo la liturgia, ma l’intera vita umana offre un luogo e un’occasione di introduzione al mistero (divino).

Di seguito verrà tracciato passo dopo passo il percorso di pensiero di Karl Rahner1:

Il mondo di oggi

Più coraggiosamente di molti pensatori teologici del suo tempo, Rahner formulò ciò che in fondo stava diventando sempre più ovvio: la fede cristiana non può più essere data per scontata. La società non è più caratterizzata in modo decisivo dalla visione cristiana del mondo. Dal punto di vista dei credenti, il fatto che il mondo stesse diventando sempre più «secolare» sollevava la questione se stesse diventando anche sempre di più senza Dio. Rahner lo negava fermamente. A suo avviso, non c’era modo di evitare di riconoscere il mondo nella sua dinamica, se volevamo davvero prendere sul serio le persone. Allo stesso tempo, Rahner voleva anche mantenere Dio e la sua esperienza (in questo mondo) in accordo con le credenze cristiane.

Karl Rahner (sinistra) 1974

L’idea di Dio

Se Dio è concepito come un mistero, allora Dio va al di là di ogni quadro di pensiero e di esperienza, perché Dio è sempre «più» di quanto si possa dire, afferrare, indagare, concretizzare, toccare, sperimentare… «più» di quanto possa essere. È inoltre fondamentale per il concetto di Dio di Rahner che Dio non entri nella realtà mondana e umana dall’esterno. Dio è il fondamento di tutto ciò che è. Quindi Dio non è né estraneo né esterno a questo mondo. Di conseguenza, Dio è presente e può operare nella vita di una persona anche prima che questa inizi a credere in Dio e a rivolgersi (consapevolmente) a questo Dio. Inoltre, l’esistenza e l’opera di Dio sono completamente indipendenti dal fatto che la persona si impegni attivamente con il mistero divino.

La comprensione dell’essere umano

Gli esseri umani sono caratterizzati dal fatto di vivere in mezzo a questo mondo e sono quindi «mondani» in tutto e per tutto. Tuttavia, essere umani significa anche chiedersi da dove si viene e dove si va. Il fatto che la domanda sul significato accompagni le persone per tutta la vita o che si ripresenti continuamente può indicare che le persone sono orientate al di là di se stesse e non sono mai abbastanza per se stesse. Sullo sfondo dell’immagine di Dio di Rahner, si può affermare che l’uomo vive sempre già in contatto con Dio, poiché Dio è l’origine e il fine di tutta l’esistenza. Attraverso questo legame esistenziale con il Dio misterioso, anche l’uomo stesso può essere considerato un mistero. Il fatto che anche le persone siano insondabili e non riducibili a una formula è qualcosa che percepiamo nell’interazione umana. Dio può quindi essere trovato in questi incontri con altre persone ma anche quando sono completamente con me stesso, sia che lo senta in qualche modo o meno.

L’interpretazione della vita quotidiana

Dio è il fondo misterioso di tutto ciò che è; Karl Rahner lo assume nella sua comprensione della mistagogia. Viceversa inoltre, si può anche dire che tutta la realtà ha qualcosa di misterioso, inaccessibile e insondabile. Ciò conferisce alla vita quotidiana una dimensione religiosa: la presenza di Dio può essere scoperta ovunque; non c’è bisogno di spazi esclusivi e tempi predeterminati. Ovunque si tocchi il mistero, ciò che costituisce e trascende la realtà nel suo nucleo, avviene l’incontro con Dio, nel mezzo della vita quotidiana.

Trasmettere e comunicare la fede cristiana non richiede quindi lunghi «cammini» Si può partire da ciò che è già «presente» nella vita delle persone. La sfida maggiore può essere quella di lasciare che il mistero permanga, non di dissolverlo e ridurre così la fede a un denominatore tangibile e riproducibile. Se riusciamo a rendere le persone consapevoli del mistero divino o del Dio misterioso nella loro vita, questo apre la strada a una fede personale e a una spiritualità vissuta.

  1. Cfr. ad esempio: Karl Rahner: Pietà in passato e oggi, in Nuovi saggi, II, Roma 1968.

     

    Crediti d’immagine: Immagine di copertina: Una persona dà un volantino a un’altra persona. Unsplash@benwhitephotography / Immagine 1: Sabbia che scorre tra due mani. unsplash@hazardos Immagine 2: Karl Rahner (a sinistra nella foto) nel 1974 / Immagine 3: Scena quotidiana con auto e croce sullo sfondo

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