Dal trambusto colorato e rumoroso del Carnevale, c’è un passaggio diretto alla Quaresima sobria e contemplativa. Il contrasto non potrebbe essere più grande e il passaggio è abbastanza brusco. Da un giorno all’altro, le maschere cadono e un segno della croce fatto con la cenere rende tutti uguali.
Traduzione dal tedesco: Italo L. Cherubini
A questo passaggio è collegato un cambio di prospettiva: lo sguardo si sposta dall’esterno all’interno. Mentre i giorni di Carnevale ci invitano ad uscir fuori da noi stessi, le settimane di Quaresima ci offrono l’opportunità di metterci in ascolto dentro di noi. È interessante notare che è il Carnevale a precedere la Quaresima e non il contrario. Per prima cosa, ho la possibilità di indossare costumi insoliti e di assumere altri ruoli che mi sono normalmente estranei. Chi sono io e come potrei essere? A queste domande si può rispondere scherzosamente a Carnevale e devono essere espresse non solo le risposte più ovvie. In questo modo, posso conoscere nuovi lati di me stesso e forse scoprire uno o due talenti che Dio mi ha donato. Mi percepisco diversamente nei vari ruoli. Inoltre, anche il mio effetto sulle altre persone è diverso a seconda del travestimento che uso. Tutte queste esperienze del Carnevale confluiscono poi nell’esperienza della Quaresima: anche lì, in definitiva, si tratta di me stesso, del mio rapporto con il mondo e con Dio.
Due estremi?
Sarebbe quindi troppo miope accostare Carnevale e Quaresima come due estremi: da una parte la vita dissoluta e rivolta all’esterno, dall’altra la dimensione contemplativa e interiore. Il Carnevale offre anche un potenziale di auto-riflessione. Anche la Quaresima poi, non è caratterizzata dalla semplice interiorità. Come suggerisce il termine, questo periodo è accompagnato da forme esterne come il digiuno. La Quaresima, come il Carnevale, si rivolge al corpo e allo spirito. Tuttavia, c’è naturalmente un contrasto: mentre il Carnevale celebra il fasto, il superfluo, la Quaresima si distingue per la riduzione, per l’essenziale. Tuttavia, la rinuncia non è una mancanza. Quello che può sembrare di meno da una parte si può trasformare in più in un’altra. La rinuncia può quindi essere vista come parte di un percorso la cui meta si raggiunge con la Pasqua. Che il sentiero porti a questa meta è certo, indipendentemente da quanta rinuncia io pratichi nei giorni precedenti. Tuttavia, il modo in cui io stesso vivo la Pasqua e già il cammino verso di essa è sicuramente legato a come strutturo questo cammino.
Tre elementi
La Quaresima non è solo digiuno. Oltre all’astensione da alcuni generi voluttuari a propria scelta, la tradizione della Chiesa riconosce altri due elementi caratteristici del periodo penitenziale pre-pasquale di sette settimane: la preghiera e l’attenzione all’altro.1
La preghiera può essere considerata l’elemento fondamentale. Come un fatto interiore rivolto a Dio, la preghiera viene prima di qualsiasi pratica esterna di digiuno. Ciò che vale durante tutto l’anno come invito e offerta, cioè l’incontro con Dio nella preghiera, è qualcosa che la Chiesa sollecita specialmente in queste settimane. La Quaresima non è semplicemente un esercizio di automortificazione, ma offre spazio e tempo per contemplare e riflettere sul proprio essere e sulla propria vita davanti a Dio in modo più intenso.
Il digiuno esterno, la rinuncia alle cose abituali, può essere di supporto in questo. Allontanarsi dal ritmo quotidiano in ambiti concreti della vita può all’inizio far perdere il passo. Tuttavia, una tale interruzione della routine può creare spazio per qualcosa di nuovo e le priorità nella vita possono essere riformulate. Rinunciando a una cosa, mi apro a un’altra, spesso senza sapere già cosa sia esattamente quest’altra. In questo senso, il digiuno può anche essere visto e praticato come una concessione all’indisponibilità della vita: la vita non può essere cronometrata e pianificata fino all’ultimo dettaglio. È un dono che non mi è stato dato una volta per tutte all’inizio della mia vita, ma che posso accettare (e modellare) in ogni momento, con ogni respiro. Il digiuno mi rende nuovamente consapevole di questo carattere di dono dell’esistenza.
Chi digiuna, però, non gira solo intorno a se stesso. Il terzo elemento, l’attenzione all’altro o la generosità, fa parte della Quaresima tanto quanto il digiuno stesso. Il digiuno si concentra anche sugli altri esseri umani e sul mondo che ci circonda. Non è quindi una coincidenza che le maggiori organizzazioni di aiuto della Chiesa in Svizzera, Azione Quaresimale e Pane per tutti, richiamino l’attenzione sul loro lavoro nel mondo con speciali campagne, specialmente durante la Quaresima. Quando la propria vita è percepita come un dono, è facile dare e condividere con gli altri. Qui, il meno diventa in realtà più: ciò che do e poi ho di meno per me stesso può avere un grande effetto sugli altri. Non è solo una ridistribuzione che avviene; nel migliore dei casi, la generosità rafforza il legame tra le persone e aumenta la consapevolezza: noi ci apparteniamo. Come esseri umani, siamo responsabili l’uno dell’altro e dei nostri mezzi di sussistenza che devono anche essere considerati e trattati come creazione di Dio.
Una volta all’anno
L’anno ecclesiastico prevede vari giorni di digiuno. La Quaresima più lunga e centrale è quella dei quaranta giorni prima della Pasqua. Ogni anno, i credenti si preparano alla celebrazione della resurrezione di Gesù Cristo attraverso la preghiera, le pratiche di digiuno e le donazioni. Ma questa Quaresima è qualcosa di più della riflessione che si ripete ogni anno? La Quaresima ha il potenziale per dare una svolta alla propria vita e fissare nuovi e duraturi obiettivi per andare avanti? Se la Quaresima, preghiera, rinuncia e generosità, è destinata a darmi una nuova prospettiva su me stesso, sugli altri e su Dio, allora posso anche aspettarmi che la Quaresima non sia solo un processo ripetibile con un risultato già conosciuto. Il fatto che la Quaresima è anche chiamata «tempo di rinnovamento» non dovrebbe essere dimenticato in questo contesto. Ogni anno offre la possibilità di diventare unico: sia nel modo in cui concretamente configuro la Quaresima e quali esercizi pratico, sia nella meta a cui mi conduce. La resurrezione non può essere afferrata concettualmente, ma può essere circoscritta nel pensiero. Da quale punto di vista e con quali sentimenti e certezze celebrerò la Pasqua ogni anno è ancora aperto. Dipende anche dal percorso che farò per arrivarci.
Il Carnevale e la Quaresima hanno luogo ogni anno e in entrambi i periodi posso andare in profondità di me stesso e della mia vita in modi diversi. Questo processo richiede tempo e non si limita alla riflessione teorica. Il Carnevale e la Quaresima offrono modi diversi per diventare pratici. Questi modi sono da scegliere e sperimentare di nuovo in ogni anno di vita, verso la Pasqua.
- Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica Nr. 1434. Disponibile in: https://www.vatican.va/archive/catechism_it/index_it.htm (09.02.2022).
Crediti d’immagine: Copertina: Maschere a Venezia, unsplash@tomvog / Immagine 1: Carnevale annuale di Basilea, unsplash@uconrad / Immagine 2: Pregare con la Bibbia, unsplash@patrickian4 / Immagine 3: Figura in legno. Gesù sulla croce, unsplash@ruisilvasj
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